(T) LE INDUSTRIE DELLA COSA ARTIFICIALE



Viste le necessità di chi riteneva opportuno realizzare una scogliera sommersa, quali l’incremento di produzione di biomassa e il richiamo di organismi predatori, gli studiosi hanno cominciato ad utilizzare dei materiali "dedicati". Questo, al fine di massimizzare le potenzialità delle strutture sommerse. Dopo varie prove ed esperimenti, il calcestruzzo si è dimostrato particolarmente adatto per le sue doti di durata nell’acqua di mare, e per la disponibilità a farsi modellare in qualunque forma. Materiali, quindi, come la fibra di vetro rinforzata con plastica e il PVC sono stati abbandonati, a causa dei loro problemi di stabilità, della facilità con cui possono essere spostati dalle reti strascicanti e della notevole fragilità, in caso di tempeste. Le forme che ogni singolo modulo può assumere sono varie. Generalmente, i motivi che spingono i costruttori a scegliere una forma piuttosto che un’altra, per la progettazione e la successiva costruzione di un modulo, sono originati da considerazioni circa le specie animali, costituenti la fauna del sito che riceve la struttura. I moduli esistenti ed utilizzati oggi sono, il più delle volte, disegnati dai ricercatori e prodotti dall’industria solo per la specifica struttura da realizzare. Non sono molte, infatti, le aziende che progettano e producono moduli in larga scala. Però alcune lo fanno, soprattutto nei paesi pionieri in fatto di scogliere sommerse. Da segnalare, in tal senso, sono i moduli prodotti dalla americana "Artificial reef Inc.". Questa società ha sede a Pensacola, in Florida e, sul suo sito internet, sostiene di aver progettato e prodotto il miglior modulo per scogliere sommerse. Questi moduli sono prodotti in tre taglie, 1 m, 2 m e 3,5 m di altezza, sono realizzati in calcestruzzo armato, sono garantiti "a prova di uragano", risultano altamente attrattivi nei confronti dei pesci.

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